Pasqua e la Resurrezione

È Pasqua, svegliatevi!

Per un Iniziato, la Pasqua rappresenta un giorno unico, potente, perché egli lo comprende. Gli altri berranno, si divertiranno, faranno festa per celebrare – diciamo così – la resurrezione di Gesù. Le persone aspettano le feste cardinali per ammalarsi. Dov’è la luce, dov’è la vera Iniziazione nel loro comportamento? In passato le persone sapevano che in quei giorni c’erano correnti molto potenti. Gli Iniziati facevano allora un lavoro speciale. […] Invece, la folla approfitta di questi periodi per uccidere ancora più animali e fare baldoria. Quando ci sarà un ritorno alla comprensione? Quando ci sarà più luce, quando ci saranno più fratellanze che si preparino sotto la guida degli Iniziati per questa straordinaria resurrezione?
Quando si comprende il significato della festa di Pasqua, si ricevono ispirazioni, si subiscono trasformazioni i cui risultati sono validi per tutta la vita e anche per numerose incarnazioni.
Tutto quello che vi ho appena detto sulla festa di Pasqua è di grande importanza. Se volete veramente beneficiarne, è necessario concentrarsi tutti coscientemente su queste correnti che vengono dallo spazio. Noi non siamo gli unici a formare delle onde sulla superficie della terra; gli Iniziati lanciano onde formidabili anche su altri pianeti. Gli uomini comuni hanno delle corazze su cui tutto scivola via. Non so come vi sia stata spiegata la Resurrezione nelle chiese, ma penso che tutti si sforzino di risvegliare l’anima umana e condurla alla coscienza della Resurrezione.
È molto difficile parlare della Resurrezione in un breve discorso. Se oggi pensiamo solo alla vita che conduciamo e al nostro amore, possiamo resuscitare molte delle nostre cellule che stanno morendo. Quando si vive una vita di smembramento e disgregazione, molte cellule impigriscono e muoiono in noi, e l’organismo non può sbarazzarsene. Ne conseguono le malattie. La resurrezione equivale a spazzare via cellule pigre o cellule morte.
Questo è vero sul piano fisico. Nel campo dei sentimenti, supponiamo che abbiate perso il sentimento d’amore, le buone intenzioni, il gusto di agire bene, di fare del bene. Tutto è spento, finito, scomparso! Occorre resuscitare tutto ciò che era buono nel passato. Se lo si fa, in seguito si verifica una resurrezione nel pensiero. Quando non si ha voglia di studiare, di imparare, di capire o di spiegare agli altri, o anche di evolvere nella società, è necessario resuscitare tutto ciò che è buono e spazzare via tutto il resto. È questa la vera resurrezione.
Tratto dalla Conferenza del 21 aprile 1957. (Videlina N°265)

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Per farvi comprendere meglio il fenomeno della resurrezione, vi darò un’immagine, quella del seme. Un seme che è stato interrato, è paragonabile esattamente a una creatura che è stata deposta nel sepolcro; e quando viene l’Angelo del calore, questi lo sveglia, lo accarezza e gli dice: «Ora, dunque, esci da questa tomba!» Ed ecco che quella vita che era sepolta, comincia ad animarsi: un piccolo stelo divide in due il seme, e sbuca dalla terra dando origine a un germoglio che diventerà un giorno un albero straordinario. È questa la resurrezione. Ma per resuscitare, è necessario aprire il sepolcro, e solo il calore apre i sepolcri. E “il calore” vuol dire “l’amore”. Chi ha molto amore nel suo cuore – un amore disinteressato, spirituale – apre la tomba delle proprie cellule.
Vi sono nell’uomo tantissime cellule che stanno fermentando e si disgregano! Se sapeste quanti sepolcri ognuno di voi porta in sé! Migliaia di piccoli sepolcri che occorre aprire. Finché quelle cellule non saranno vivificate, rimarranno inattive e voi non potrete conoscere tutte le ricchezze interiori che possedete. Ma dopo quella resurrezione, dopo il risveglio delle vostre cellule, la vostra coscienza si espanderà e voi non sarete più gli stessi: in tutto ciò che sentirete, in tutto ciò che vivrete, vi muoverete in un’altra dimensione, più spirituale. Questo rinnovamento è possibile solo grazie al calore e all’umidità, all’acqua; poiché l’acqua è la sostanza che serve da veicolo alla vita. Il calore dà l’impulso, mentre l’umidità dà la vita.

Ancora una volta abbiamo quindi un esempio dell’azione dei due principi, maschile e femminile, che lavorano entrambi per scuotere il seme dal suo sonno: allora, il sepolcro si apre e il Cristo, ossia quella piccola anima, quella creatura che in apparenza era morta ma che in realtà sonnecchiava, esce. È un fenomeno che si osserva un po’ dovunque in natura. L’immagine del sepolcro aperto da cui esce Gesù resuscitato è un simbolo universale; non si limita a Gesù o ai cristiani. Anche un seme, un piccolissimo seme, è un sepolcro in cui la vita rimane sepolta, fino al momento in cui l’Angelo della primavera verrà a bussare per farla uscire. E il pulcino chiuso nell’uovo, come potrà uscire se la chioccia non viene a rompere il guscio con un colpo di becco per aprire quel sepolcro?… Del resto, per quale ragione pensate vi sia l’usanza di offrire uova pasquali? Proprio perché l’uovo simboleggia la nascita della vita.

Posso darvi ancora un’immagine, quella della farfalla. Che cos’è una farfalla? È una creatura che è resuscitata. Prima era un bruco senza grazia né bellezza; poi un giorno quel bruco ha tessuto il suo bozzolo, si è addormentato e qualche tempo dopo ne è uscita una farfalla. Cosa dunque è accaduto durante il sonno della crisalide? Se si è trasformata in farfalla, è perché la crisalide aveva già avviato dentro di sé un certo numero di processi che sono sfociati in quella metamorfosi. Ebbene, gli stessi fenomeni si verificano nel discepolo: per il momento egli è un bruco, ossia una creatura non molto bella che striscia sul terreno e soprattutto che mangia le foglie degli alberi. Essendo dunque dannoso, il poveretto viene perseguitato fino al giorno in cui si trasformerà in farfalla.

La natura ha messo ovunque dei segni, degli indizi per istruirci, per insegnarci come la resurrezione può avvenire in noi. Quando meditate, che cosa fate? Siete come una crisalide racchiusa nel suo bozzolo, intenta a preparare la sua metamorfosi. Se non siete ancora diventati una farfalla, è segno che il vostro lavoro non è sufficiente: siete tornati alle vostre occupazioni e siete rimasti come il bruco che striscia e mangia le foglie… Il giorno seguente vi chiudete nel vostro bozzolo, tessete alcuni fili spirituali, ma di nuovo le vostre occupazioni vi chiamano e interrompete nuovamente il lavoro… L’indomani lo riprendete… e così via fino al giorno in cui, finalmente, uscirete dal bozzolo simile a una farfalla! A quel punto non avrete più bisogno di distruggere le foglie: vi nutrirete del nettare dei fiori, ossia attingerete ciò che vi è di più sottile nel cuore e nell’anima di tutte le donne e di tutti gli uomini, senza volerli mangiare e sciupare. Ogni essere possiede in sé qualcosa di delizioso, un po’ di nettare… e se potrete raccogliere quel nettare, vi sentirete felici e volerete nella luce.

Brani tratti da: Natale e Pasqua nella tradizione iniziatica, Coll. Izvor n° 209

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“Văzkresenie”: uscire dalla croce

   Il simbolo della croce, diffuso in tutta la cristianità, non è stato ancora compreso pienamente: attraverso quel simbolo si vede esclusivamente un Gesù debole, morente, vittima irrisa dagli uomini. In tutte le chiese, i fedeli contemplano il crocifisso… ma non devono dimenticare di legarsi all’altro aspetto di questo simbolo, che è più potente, più salutare: la gloria del Cristo resuscitato, il Cristo che esce dalla croce, che ha vinto la croce.
   Gesù è morto per il vecchio mondo, per tutti coloro che hanno dei debiti da pagare, degli errori da riparare. Purtroppo, bisogna riconoscere che questo non impressiona più molta gente. Quante persone prive di luce e di coscienza non si sentono coinvolte dal fatto che Gesù si sia sacrificato per loro, duemila anni or sono, morendo su una croce! Questa morte rappresenta qualcosa soltanto per coloro che, avendo coscienza delle proprie imperfezioni, hanno già sofferto molto e ancora soffrono. Ma è sulla resurrezione che costoro devono concentrarsi; devono cercare di resuscitare, e non più soffrire. Di per sé la sofferenza non è un fine. Gesù ha sofferto, d’accordo, ma poi è resuscitato. Cosa significa resuscitare? In russo, resurrezione si dice “voskresenie”, e in bulgaro “văzkresenie”, il cui significato è: uscire dalla croce. 
Come si spiega questa etimologia?
   La croce è il crogiolo degli alchimisti, come rivela l’etimologia di questa parola: “crogiuolo” deriva dalla parola “croce”.
L’alchimia è un lavoro di trasformazione della materia.  Nel crogiolo, l’alchimista pone la “Prima materia”, che comincia a morire a putrefarsi; questa operazione corrisponde al colore nero. In seguito, la materia si dissolve e si purifica: diventa bianca. E’ quindi la volta della distillazione e della congiunzione, e la materia passa al rosso. Vi è infine la sublimazione, il colore oro. Queste operazioni devono essere interpretate come differenti tappe della vita interiore, perché il lavoro che l’alchimista realizza sulla materia nel crogiolo è in realtà l’equivalente del lavoro spirituale che il discepolo deve realizzare sulla propria materia, in quel crogiolo che è il suo corpo. Ogni volta che lo spirito scende ad incarnarsi in un corpo, è il mistero della morte del Cristo sulla croce che si ripete. La materia, sintesi di quattro elementi, è la croce sulla quale lo spirito del Cristo si sacrifica incessantemente.
   Quando la materia alchemica “resuscita” esce dal crogiolo, è trasformata in oro. Allo stesso modo l’uomo resuscitato esce dalla croce, quella croce che corrisponde sul piano fisico ai quattro elementi (terra, acqua, aria, fuoco) che egli deve imparare a dominare, a purificare e a trasformare dentro di sé. Questa trasformazione può avvenire solo passando attraverso la morte, non la morte fisica, bensì quella di cui parlava Gesù quando diceva: “Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”. Questa frase può essere considerata un risultato del lavoro alchemico.
   Nella nuova vita che Cristo ci propone, non viene preconizzato di soffermarsi sul supplizio della croce, perché il Cristo si manifesta anche attraverso la bellezza, la grandezza, la gioia.

 Brano tratto da: Cercate il Regno di Dio e la Sua Giustizia” – Vangelo secondo Matteo, 6, 33, Collana Sintesi, Vol. 502, Parte VI, Cap. IV. Edizioni Prosveta